Pur senza avere la pretesa di esaminare tutta la problematica relativa alla Colonia di Pisticci, l’incontro ha avuto come obiettivo primario quello di ricostruire e affidare alla memoria un capitolo di storia ancora poco conosciuto ed esplorato. Sui luoghi del confino politico, visita proficua e costruttiva nel territorio di Pisticci di Nadia Dibilio dell’Anppia di Roma e nipote di Nicola Paparusso di origine pugliese (Andria) carpendiere edile confinato a Pisticci il 14 aprile del 1943, accompagnata da Giuseppe Cisterna, dirigente provinciale dell’Anppia di Matera. Prima tappa a Marconia per visitare i principali luoghi di confino: piazza Elettra, il Centro Direzionale, Smistamento, il monumento al Confinato opera del celebre scultore Raffaele Fienga, Centro Agricolo, Bosco Salice e i casolari dove risiedevano, tra disagi e privazioni, i circa 1700 confinati da inserire in lavori di disboscamento e bonifica, dove molti di essi hanno prestato volentieri la loro opera ricevendo una regolare paga. Alcuni non disponendo di una casa né di un lavoro sicuro si fecero raggiungere dai familiari nella speranza di poter diventare un giorno assegnatari di qualche quota. Ma accanto a lavoratori, artigiani, muratori e contadini, in colonia sostarono anche personalità di tutto rilievo tra cui il principe Filippo Doria IV Pamphjli e i padri della Costituente Umberto Terracini e Renato Bitossi, che poi, a liberazione avvenuta, diventeranno protagonisti della resistenza. Visita successiva al centro storico di Pisticci e ricevimento nella sede della biblioteca comunale dove il prof. Giuseppe Coniglio ha illustrato i principali aspetti della storia dei due confini, quello di Pisticci e l’altro di Bosco Salice-Marconia. Come gli antichi colonizzatori della Magna Grecia anche i confinati diedero vita ad una vera e propria bonifica agraria, rendendo fertile un suolo fragile e povero offrendo un notevole contributo a rendere vivibile una zona desertica, ponendo le basi per la nascita di Marconia. La funzionaria della biblioteca Anna Omerino, che ha organizzato l’incontro con meticolosa cura, ha fatto poi dono agli ospiti di alcuni testi di storia locale, particolarmente graditi, frutto di alcuni anni di appassionata ricerca condotta con rigore scientifico attraverso le testimonianze di alcuni confinati, l’analisi di atti e documenti d’archivio e la consultazione di quei pochi ma preziosi testi che hanno trattato dell’argomento. Sul fenomeno delle colonie di confino esiste una vasta letteratura, mentre quella di Pisticci non ha trovato la giusta collocazione e lo spazio che certamente merita nei manuali di storia.

Giuseppe Cisterna