“Le generazioni che attraverseranno il XXI secolo hanno bisogno dei nostri valori […] consacrati nella nostra Costituzione” così avevamo detto nel 2005 al nostro Congresso dedicato al tema dell’Antifascismo nel XXI secolo.

Tredici anni dopo questa frase è, se possibile, ancora più vera.

Dopo aver assistito con la globalizzazione ad una delle più grandi trasformazioni della Storia ed avere attraversato la crisi economica più grave dopo quella del 1929, l’Italia e l’Europa si trovano a vivere uno dei periodi più cupi dal dopoguerra.

La globalizzazione che, alle porte del Terzo Millennio, aveva fatto credere a una crescita economica generalizzata portatrice di sviluppo, eguaglianza e pace su scala mondiale si è rivelata una illusione.

Così il grande tema del superamento dell’enorme divario tra le condizioni di vita nei paesi sviluppati e la massa enorme, di gran lunga prevalente, di popolazioni che vivono – o meglio, muoiono — nella fame e nella miseria è rimasto irrisolto e con esso anche quello dell’allargamento della democrazia e dei diritti umani.

Avviene così che negli anni Duemila crescono progressivamente le migrazioni, – legate sia a ragioni economiche che a quelle di natura politico-militare (guerre, terrorismo etc) – dall’Africa, dall’Asia e anche dal Sud America verso l’Europa, affrontando spesso un viaggio lungo e difficile, con la prospettiva di un lavoro pesante, sottopagato e non di rado irregolare.

Su questi fenomeni si è inserita la crisi che a partire dal 2008 ha travolto l’economia mondiale, colpendo in particolare l’Europa dove una vera e propria recessione ha investito ampi settori della società e impoverito larghe fasce delle popolazione, accrescendo drammaticamente le diseguaglianze.

La situazione internazionale appare dunque sempre più condizionata dagli interessi dei grandi gruppi finanziari, rispetto ai quali anche i tradizionali strumenti della Democrazia appaiono del tutto insufficienti.

In questo contesto la crisi economica rischia di trasformarsi, e in parte si è già trasformata nella grande incubatrice di pulsioni antidemocratiche divenendo così anche crisi sociale e politica.

Il rischio è che oggi possa esserci un arretramento della democrazia e dei diritti umani persino nelle zone del mondo in cui essi sembravano conquiste acquisite. Basti pensare appunto al travaglio che sta vivendo l’Europa, in cui rigurgiti neofascisti, razzisti e nazionalisti si sono fatti più forti, e rischiano di mettere in discussione la stessa esistenza dell’Unione Europea.

Come avevamo denunciato già a partire dal 2016, con le iniziative svolte a Firenze e Bologna, riemergono con forza in Europa vecchi e nuovi fascismi: secondo l’organizzazione “World Without Nazism” ci sarebbero nel Vecchio Continente almeno 1000 gruppi nazisti che assumono la forma di veri e propri partiti. Ed anche in Italia stanno prevalendo forme di populismo che possono distruggere i sentimenti di solidarietà e di fiducia nelle istituzioni democratiche.

Ed il tutto peggiora quando alla formazione di gruppi apertamente fascisti e razzisti corrisponde una vera e propria crisi delle rappresentanze democratiche con processi di disgregazione che minacciano di favorire il collasso della democrazia e delle sue istituzioni.

La storia, lo abbiamo ricordato anche l’anno scorso al Convegno sulla Marcia su Roma, ci insegna che populismo e anti politica attecchiscono quando una classe dirigente appare non in grado di risolvere i problemi del popolo che rappresenta e che nella crisi istituzionale e nella marginalizzazione economica possono acquisire dimensioni di massa in grado a volte di sovvertire la democrazia.

Semplificazione dei grandi problemi e individuazione di un capro espiatorio, disprezzo della democrazia rappresentativa, smantellamento dei corpi intermedi come Partiti e Sindacati (dipinti come strumenti inutili e parassitari) costituiscono il brodo di coltura in cui già si alimentarono Nazismo e Fascismo ed oggi rischiano di divenire il terreno in cui possono svilupparsi forze reazionarie e antidemocratiche.

Eppure vediamo anche segnali di risveglio delle coscienze democratiche, che si manifestano nelle iniziative in difesa della democrazia, dell’accoglienza e dei valori costituzionali che si stanno svolgendo in tutta Italia.

In questo scenario drammatico il nostro compito è di portare la nostra memoria militante in difesa della causa della libertà, della democrazia, della giustizia sociale, del progresso generale del nostro Paese, e per la costruzione di un mondo di pace, fondato sulla solidarietà verso i deboli e sull’accoglienza.

L’Antifascismo, infatti, come scriveva Umberto Terracini, nel fondo del primo numero del nostro giornale non è un epitaffio, ma uno strumento per comprendere la realtà in atto, è come avevamo detto già nel 2005, la bussola per affrontare i problemi del Terzo Millennio.

E’ la base fondativa della nostra Democrazia e della stessa Unità Europea sorta dal sangue della lotta contro il Nazifascismo e solo tornando a questa origine esse potranno sopravvivere e rafforzarsi.

Ma l’antifascismo può essere un efficace antivirus della democrazia solo con l’unità e l’impegno di tutte le forze democratiche, politiche, associative e sindacali che devono proseguire sulla strada intrapresa con l’iniziativa Mai più Fascismi Mai più Razzismi. Impegno che l’ANPPIA fa proprio con la partecipazione attiva alle mobilitazioni antifasciste e antirazziste organizzate unitariamente dalla società civile.

Il nostro lavoro dei prossimi anni deve dunque essere sempre improntato alla costruzione della più larga unità, alla conservazione della Memoria di coloro che si opposero al Fascismo come patrimonio per il futuro, alla trasmissione dei valori conquistati con il sangue e consacrati nella nostra Costituzione, alla difesa della Giustizia Sociale e del Lavoro.

Roma, 11 ottobre 2018

Comitato Nazionale Anppia