Giannace era una persona eccezionale, “Mingo” come era amichevolmente chiamato, era uno di quei personaggi che ti dava l’idea di vivere per sempre. Se ne andato di notte in silenzio nella sua casa di campagna di Caporotondo tra Pisticci e Marconia. Una vita difficile quella di Giannace fatta di lavoro e di sacrifici, di persecuzioni ma anche di tante soddisfazioni. Proveniente da una famiglia contadina, Giannace nasce a Pisticci il 21 settembre 1924, giovanissimo rimase orfano di madre, a meno di dodici anni comincia a lavorare prima come garzone, poi come piccolo carrettiere nella Colonia Confinaria di Pisticci dal 1936 al 1940 che come tale curava il trasporto da Pisticci al Centro Agricolo l’incaricato per la progettazione della Colonia l’Ing. Manlio Rossi.

Tra i tanti che arrivavano, Giannace conobbe i primi confinati guadagnandosi la loro fiducia diventando la loro “Mascotte”. Fu l’episodio del marzo 1938, quando, appena giunto con il traino al Centro Agricolo fu preso selvaggiamente a calci e a schiaffi da un milite di guardia al cancello e rinchiuso in carcere per due notti e tre giorni, a digiuno, malmenato ed umiliato perché sorpreso mentre prelevava dal suo tascapane un fiasco di due litri di olio d’oliva che aveva acquistato dal vicino frantoio per conto di Renato Bitossi, confinato politico. Provvidenziale si rivelò l’intervento del fornitore dello “spaccio” per militi e confinati, che riferì al console della Milizia che era stato lui, e non altri a incaricare Giannace di prelevare l’olio. Il Milite fu cosi rimproverato e l’olio poté giungere a destinazione, e il giovane Giannace fu rimesso in libertà, ma sempre controllato a vista in ogni suo movimento. Nel 1944 si iscrisse al PCI, partito che ha rivestito importanti responsabilità e cariche istituzionali e politiche. Subito dopo la caduta del regime Giannace lasciò il lavoro da trainiere per fare il salariato a Casinello e San Teodoro fino al 1947. Nello stesso anno la Federazione Provinciale del PCI affidò a Giannace il compito di tenere a Nova Siri un comizio, il comune era allora retto da don Carletto Spanò, agrario e monarcofascista, che poteva disporre una squadra di mazzieri che spesso picchiavano con estrema violenza gli avversari che parlavano di Comunismo. Alla fine del comizio, Giannace partito a bordo di una motoretta, i mazzieri di Spanò, che lo avevano seguito, cominciarono a sparare, ma ancora una volta Giannace riuscì a salvarsi con un suo compagno ricorrendo allo stratagemma del finto ferimento.

Militante Antifascista, è stato più volte denunciato e fermato per le lotte del lavoro in occasioni di scioperi e manifestazioni per la democrazia. Nel 1948 venne denunciato in occasione di uno sciopero dei braccianti che richiedevano l’applicazione della normativa che stabiliva l’imponibile di manodopera in agricoltura. Sfuggì all’arresto e dopo ben nove mesi di latitanza, su indicazione del partito si costituì nel carcere di Matera rimanendovi per 47 giorni, di cui 21 a fianco al compagno Rocco Scotellaro, anche lui arrestato per motivi politici, fino al processo assolto per insufficienza di prove. Tratto in arresto, in seguito, per altre quattro volte, sempre per scioperi, quando si ripresero le grandi battaglie per piegare “gli agrari”. Fu arrestato ma senza subire processi nel 1952, per le manifestazioni di protesta pacifiste organizzate in occasione della visita in Italia di Dwight D. Eisenhower. Prima della riforma agraria, la sua presenza veniva richiesta in tutti posti di lavoro, i lavoratori dicevano: “Amma fa venì a Mingo Giannace”, lo scontro con il patronato e la lotta erano ormai diventati strumenti indispensabili per cancellare le forme di schiavitù e di sfruttamento imposte ai lavoratori e alle lavoratrici. La lotta era per l’orario di lavoro, e per creare le condizioni di civiltà e rispetto della dignità dei lavoratori.

Nel 1952 viene eletto consigliere comunale, con maggioranza assoluta entra in giunta come assessore fino al 1956 anno in cui viene eletto anche consigliere provinciale. Quattro anni dopo è riconfermato consigliere comunale e provinciale. Nel 1953 frequenta la Scuola Sindacale INCA-CGIL dove conobbe Giuseppe Di Vittorio, dal 1946 al 1960 è segretario della Camera del Lavoro di Pisticci e componente della segreteria provinciale di Matera, dal 1958 al 1959 è segretario provinciale della Federbraccianti di Matera, dal 1961 al 1990 dirigente della ConfColtivatori di Pisticci, già Alleanza Contadini. Nell’aprile del 1963 è sindaco di Pisticci, nel 1964 in veste da Sindaco partecipa presso l’Istituto Superiore della Sanità a Roma al Convegno Nazionale di Studi indetto dal C.N.E.T.O. per consentire il completamento degli Ospedali incompiuti del sud Italia, in particolare la delicata situazione in cui versava l’Ospedale di Tinchi di Pisticci. L’anno seguente, è ancora consigliere comunale e provinciale, nel 1970 è rieletto consigliere comunale, dal 1979 al 1980 ha rappresentato il PCI nel Consiglio di amministrazione dell’ESAB e dal 1980 al 1985 è stato Consigliere Regionale di Basilicata, nel 1984 presentò un importante proposta di legge dove fu autorizzato l’ampliamento della pianta organica all’Ospedale di Tinchi di Pisticci. Consigliere comunale di Pisticci fino al 1990, incaricato dal PCI più volte per studiare i problemi dei lavoratori emigrati, per questo è stato anche in Canada, negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, questo lo spiega anche un documento emblematico a firma di Enrico Berlinguer: “Caro Giannace, ho ricevuto dettagliate informazioni dai compagni di Toronto, di Detroit e del Quebec per l’attività politica da te svolta per la campagna elettorale tra gli immigrati. Ho appreso inoltre che tra i Lucani in Canadà hai grande stima, e che hai riscosso molta popolarità tra i compagni di quella terra. Mi congratulo ed a nome del Pci, ti ringrazio. Ho raccomandato Paietta di accompagnarti da me appena capiti a Roma. Paietta e Pelliccia mi dicono che in altre campagne elettorali hai svolto buon lavoro anche in Germania. Bravo e Grazie. Ti abbraccio, Enrico Berlinguer”

Nel maggio 2003 è stato insignito del titolo di Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, così non dimentichiamo anche “Mingo il Ribelle” l’ultimo libro dello storico Giuseppe Coniglio presentato a Pisticci nel 2015 patrocinato dall’ANPPIA nazionale.

“Mingo” è stato un trascinatore di popolo, tante altre battaglie sono state condotte sempre in prima fila tra i compagni, amici e collaboratori, tra cui la grande manifestazione di Scanzano Jonico contro il deposito della scorie radioattive nel 2003, l’attivismo all’interno del Comitato Difesa Ospedale di Tinchi dal 2009, epoca in cui si smantellavano i reparti funzionali dell’Ospedale, Comitato di cui è stato promotore fondatore, che per anni si è battuto per la causa in cui credeva, e lo ha fatto fino alla fine dei suoi giorni.

Ho frequentato Giannace agli esordi per la Difesa del nostro Ospedale, troppo tardi, da qui ho avuto un legame molto forte con lui, di grande rispetto, affettuoso, ogni volta che la gente aveva bisogno di lui, lui cera, persona amabilissima, piacevole socievole, disponibile a contrarre amicizia anche con gli avversari, ho apprezzato le capacità, la saggezza, l’equilibrio, la passione politica, che è un esempio per la società che ha bisogno di recuperare attraverso uomini umili e semplici come è stato Giannace, veri, come il Senatore Angelo Ziccardi compagno e amico fraterno di “Mingo”, scomparso recentemente. Una società che ha bisogno di recuperare storia, cultura e condivisione. Credo che soltanto nella consapevolezza di questi fatti storici nasce la memoria che ha un significato per il nostro futuro, il valore e l’impegno di “Mingo” non deve restare soltanto patrimonio di chi ha vissuto quei tempi, ma deve diventare conoscenza di tutti, che vuol dire coscienza, affinchè gli uomini, le donne, i giovani d’oggi possano veramente essere liberi ed operare senza condizionamenti le scelte della vita, dei valori della democrazia e della libertà.

L’avevo sentito alcuni giorni prima della sua scomparsa in occasione dello scrutinio elettorale conseguito a livello regionale, e la larga vittoria del centrodestra lucano disse: “Dobbiamo continuare a lottare” queste le ultime parole da lui pronunciate nella nostra ultima conversazione telefonica. Ora sta a noi dare continuità al suo instancabile impegno, per costruire una società più giusta come quella rappresentata dalla Costituzione Repubblicana nata dalla resistenza. E’ questo il miglior modo per ricordare Domenico Giannace.

Giuseppe Cisterna

1947 – Domenico Giannace con i compagni dopo il comizio e lo scontro a Nova Siri
con gli avversari mazzieri di Don Carletto Spanò
Assemblea
Piazza Umberto I° – Pisticci
Manifestazione
Via Cirillo – Pisticci
1957 – Manifestazione
Piazza Umberto I° – Pisticci
1963 – Domenico Giannace subentra nella carica di Sindaco di Pisticci a posto
dell’Avv. Nicola Catando eletto alla Camera dei deputati
1964 – Il Sindaco di Pisticci Domenico Giannace presso l’Istituto Superiore della Sanità a Roma
Convegno Nazionale C.N.E.T.O. per gli Ospedali incompiuti

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