Speciale 80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo 1945-2025
Come ben sapete io non parlo mai del mio privato o dei miei familiari, ma in questo caso faccio un’eccezione per commemorare mio nonno combattente, lui si chiamava Giuseppe Montanaro, vent’anni agricoltore di mestiere durante l’occupazione tedesca in Italia. Non l’ho mai conosciuto perché è mancato molti anni prima che io nascessi, mi sarebbe tanto piaciuto poterlo incontrare. Dai racconti in famiglia ho sempre capito che si trattava di una persona buona e che si dedicava assiduamente al lavoro e alla famiglia. Esistono solo tre foto che lo ritrae ma, oggi ho deciso di pubblicare qualcosa di lui circa la documentazione “Deutsches Reich – Vorlaufiger Fremdenpas” il suo passaporto provvisorio per i soldati stranieri quando viene chiamato alle armi, e la permanenza per due anni nella città di Jena, che va dall’8 dicembre 1944 per tutto il ‘45 quando conosce bombardamenti senza sosta sino all’entrata delle truppe americane e nel ‘46
A metà degli anni Trenta, la città di Jena divenne un importante fornitore delle attrezzature militari per la Wehrmacht. Durante la seconda guerra mondiale, oltre 14mila lavoratori civili coatti stranieri erano impiegati in 50 località dell’area urbana: dalle grandi società come la Zeiss e la Schott, alle piccole imprese, negli ospedali così come nelle abitazioni private. I lavoratori erano alloggiati in magazzini distribuiti in tutta la città, i dirigenti ed i funzionari del fronte del lavoro tedesco svolgevano le funzioni disciplinari e di controllo sulla forza lavoro straniera. Nei primi giorni di ottobre del ‘44, fu aperto anche un sottocampo di Buchenwald per circa 1000 prigionieri da impiegare nelle officine della Reichsbahn. Nelle ultime settimane di guerra, le forze aeree alleate intensificarono i loro bombardamenti sulla città (complessivamente furono 110) morirono 791 persone, compresi dei lavoratori forzati. Il 9 aprile 1945, Jena subì un ulteriore attacco aereo che colpì la stazione ferroviaria e gli edifici adiacenti provocando un centinaio di morti. Quattro giorni dopo veniva occupata da una divisione statunitense.
È un aspetto della sua vita che ho scoperto da pochi anni, soprattutto tramite ricerche approfondite rimasta sconosciuta per oltre mezzo secolo, e questo vi fa capire quanto la nostra famiglia per profonda discrezione e umiltà fosse riservata, eccetto la nonna che lo raccontava “prigioniero e che mangiava bucce di patate”, ma poi solo dopo la sua scomparsa, la documentazione emerge dal cassetto e, da qui il transito per il Brennero e lo scritto su come potesse immaginare la vita fuori dalla guerra. A Pisticci era apprezzato per la bontà e per l’orgoglio della sua popolazione, anche attraverso quella sentita opposizione ad un regime che ignorava i problemi dei contadini per la civiltà nelle campagne, una terra selvaggia ma onesta, dignitosa e laboriosa, soprattutto nella partecipazione alle manifestazioni dove lo ritrae in prima fila col figlio nel 1957 nei quali, ritroviamo tutta la civiltà contadina attraverso le lotte del mezzogiorno. Venticinque anni dopo mentre rincasava dalle campagne, a quarantasei anni si spense accidentalmente a causa delle fratture profonde parietali riportate per un incidente automobilistico, creato da un uomo di origine tedesca mentre percorreva la strada nei pressi della Chiesa cappella Madonna del pozzo. L’uomo nel tentativo di darsi alla fuga fu bloccato da contadini e braccianti, lasciava la moglie quarantaquattrenne e tre figli, diciassette, quindici e sette anni. La salma fu tumulata nel cimitero di Pisticci qualche giorno dopo. Ai funerali tutta Pisticci.
Questo racconto viene da una periferia del sud Italia, come il racconto di quel Francesco che andava verso le periferie del mondo, amico dei poverelli, degli ultimi, degli emarginati e di tutti quelli che vivono nelle periferie. Il papa del no alle attrezzature militari sempre più sofisticate e distruttive, il papa del no alla violenza e alla guerra, affinché con il denaro che s’impiegava nelle armi e in altre spese militari, si costituisse un fondo mondiale per eliminare la fame e per lo sviluppo dei paesi più poveri. Papa Francesco un uomo d’altri tempi, non direi, il nostro punto fermo e la nostra guida.
Santità non ci lasci soli in questa “infelice” periferia.
Giuseppe Cisterna
La presente documentazione è soggetta alla normativa sulla privacy, motivo di studio e ricerca, per individuare, ove ce ne fossero, nuovi elementi per ricostruire la storia dell’antifascismo, con lo scopo di ampliare e arricchire l’archivio storico dell’Anppia.







