Se non è la soluzione giusta separare una provincia da una regione, non è stato nemmeno giusto dividere la sanità regionale e i territori col decreto ministeriale settanta e settantasette da oltre dieci anni la provincia di Potenza con quella di Matera. Il decreto non era valso per gli Ospedali del potentino, per cui si sono usati due pesi due misure.
Il blocco delle assunzioni insieme al numero chiuso ha avuto gli effetti che registriamo oggi. Abbiamo i contenitori ma non il contenuto, per cui credo sia necessario ricordare la storia dei tagli per avere spunti di riflessione dai piccoli Ospedali come quello di Tinchi, rispetto a quello che è stato il suo percorso negli anni attraverso la lotta per la sanità pubblica. Se Matera e la sua provincia con Potenza rappresentano la forza di questa regione, vorremmo inventarci qualcosa come hanno fatto le altre aziende sanitarie in altre regioni, a cercare i medici e a rendere appetibile l’offerta favorendoli per lavorare al meglio, e non per farli scappare. Con le risorse del Pnrr e i vincoli di spesa non si può fare tutto, chi amministra lo sa. I soldi arrivano anche dal bilancio dello Stato e non solo, ma non sono i soldi che mancano in questo momento, è il personale umano col medico e l’infermiere, ma se non c’è questo, aldilà delle provocazioni possiamo fare tutte le battaglie che vogliamo per non cedere Matera alla Puglia, andremo sempre a sbattere contro un muro di gomma. Sbloccare test e numero chiuso non basta, l’impegno della regione deve essere quello di ridare dignità all’Ospedale di Matera e al Metapontino attraverso il recupero di quelle figure che ci sono state indebitamente sottratte. Servono più servizi specialistici, per cui bisogna fare un’analisi attenta nella provincia di Matera che merita rispetto, un rispetto che passa attraverso molte priorità. E ancora, vi è una crescita naturale del territorio della costa Jonica che se non ha risposte giuste, si creerebbe un grosso problema di disagio dell’utenza che si riverserebbe altrove con costi esagerati e ingiustificati con l’aumento dell’emigrazione passiva, e allora Matera in Basilicata e non in Puglia per restare, ci sono le condizioni per trovare le soluzioni giuste?
Iniziamo a spingere i medici per farli viaggiare dai pazienti oncologici, che non dovrebbero percorrere centinaia di chilometri in carrozzina e con la flebo attraverso una navetta per Rionero. Si facciano più terapie oncologiche nel materano e nel metapontino, di reumatologia, di dietologia, di pneumologia, di chirurgia plastica ricostruttiva con ambulatori decentrati. Iniziamo a distribuire su tutto il territorio quelli che sono i livelli essenziali di assistenza. Se non volgiamo cedere Matera alla Puglia, iniziamo a capire come investire nella programmazione e su come facciamo a non creare bandi deserti. Vogliamo studiare come rendere attrattiva la sanità e perché un dottore dovrebbe venire a lavorare a Policoro?
Se non è la soluzione giusta separare un territorio da una regione, qual è la soluzione per risolvere le problematiche e le condizioni retributive per il personale sanitario? Quale governo regionale si è preoccupato di sostenere il personale nel nostro territorio nell’ultimo decennio? Il motto dovrebbe essere, più coordinamento e uguaglianza nella programmazione e nella formazione, migliore trattamento dei professionisti della sanità nel materano, perché le risorse ci sono, ma sul territorio di questa regione la politica ha gestito da sempre in un modo sbagliato.
Tant’è allora, andare in Puglia.
Giuseppe Cisterna
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