“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita” tanto per citare le parole iniziali di un grande della Politica Italiana, il fatto è che questa frase ancora oggi risulta sempre attuale per sensibilizzare gli indecisi.
La cosa più raccapricciante è che a riformare la Carta Costituzionale sia stato un Parlamento su sollecitazione dell’attuale maggioranza di Governo, chiamata “sfascia Costituzione” e dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Governo nominato da un parlamento eletto con il porcellum, una legge dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.
A te elettore ti viene chiesto di approvare o respingere questa riforma costituzionale che prevede un cambiamento del Senato e di tante altre modifiche al funzionamento dello Stato. Il testo del quesito e abbastanza lungo e complicato, per questo e stato molto criticato suscitando non poche polemiche, perché senza dubbio, dettato dal Governo, è strategicamente ritenuto favorevole al “Si”.
Il quesito è il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”
L’elettore deve porre una croce sul “No”
Il referendum è senza quorum, significa che non ci sarà bisogno del numero minimo di votanti per considerarne valido l’esito.
Ecco una breve spiegazione dei contenuti antidemocratici della riforma:
“Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario” significa mettere fine all’equivalenza di Camera e Senato, che oggi hanno uguali compiti e poteri, votano la fiducia al governo e approvano tutte le leggi. Se passa la riforma il Senato avrà solo un numero limitato di competenze sulle quali legifererà insieme alla Camera. Se vince il “Si” il Senato non darà più la fiducia al Governo.
Per quanto riguarda la “Riduzione nel numero del parlamentari” i senatori non saranno più eletti direttamente da noi cittadini, come avviene oggi, ma saranno scelti dalle Regioni, tra i Consiglieri e i Sindaci delle Regioni, il Senato sarà composto da 74 consiglieri Regionali, 21 Sindaci e 5 Senatori nominati dal Presidente della Repubblica, in tutto 100 Senatori non eletti dai Cittadini che resteranno in carica per sette anni.
“Il contenimento dei costi del funzionamento delle istituzioni” non porta una riduzione della spesa. I risparmi si potrebbero determinare riducendo l’indennità ai Parlamentari che attualmente sono di gran lunga superiore alla media degli altri paesi dell’Unione Europea.
“Soppressione del CNEL” il CNEL sta per Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, un organo importante dalla Costituzione, che ha la facoltà di promuovere disegni di legge, un ente spesso giudicato “ente inutile” per la sua funzione in Parlamento.
“Revisione del Titolo V della parte II della Costituzione” si abolisce l’autonomia delle Regioni, la parte V della Costituzione contiene le norme fondamentali che regolano le autonomie locali, un titolo già modificato con la Riforma Costituzionale del 2001, quando furono stabilite una serie di “competenze” cioè materie delle quali potevano occuparsi sia Stato che Regioni insieme. Oggi con la scusa delle solite diatribe tra Stato e Regioni, cioè tra cosa poteva fare lo Stato centrale e cosa invece era riservato alle Regioni, con questa riforma molte competenze torneranno in maniera esclusiva allo Stato, come quelle energetiche e ambientali, per esempio le trivellazioni petrolifere, cosi lo Stato decide di eliminare ogni problematica a livello locale sottraendo ogni potere alla sovranità popolare, o meglio, impedendo di promuovere disegni di Legge a chi conosce meglio i problemi, cioè Associazioni e Comitati di cittadini.
Queste modifiche ci inducono a governi autoritari secondo un solo modello, quello di avere solo uomo al comando che rafforza sempre di più gli affari e le multinazionali a scapito del bene comune.
Ci auguriamo di non avere mai “clausole di supremazia” con dei governi che senza contrasti ci imporranno ancora trivelle e scorie radioattive, e con questo anche la fine delle nostre attività produttive senza che si possa fare nulla per fermarli.
Per dire si alla Costituzione VOTA NO. Il 4 dicembre vota contro la riforma Costituzionale!
La Costituzione non si tocca!
Giuseppe Cisterna
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