Ho appena letto la petizione del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, dal titolo: “stop smartphone e social sotto i sedici anni” ogni tecnologia il suo tempo.
Premetto che ho inviato la mia particolare vicinanza alla famiglia della quindicenne deceduta la scorsa settimana a Tinchi. Capisco molto bene il dolore, la malattia, il lutto, la famiglia. Capisco il senso della petizione e la buona volontà, ma non capisco e non mi capacito invece, a pensare che tutti possano firmare per arginare gli strumenti tecnologici nella scuola primaria, i molteplici problemi adolescenziali e i mali della tecnologia. So invece, che chi deve vigilare per evitare che simili tragedie accadano, sono i genitori in tutti i casi, e se è possibile tutta la famiglia.
Comprendo i problemi causa divorzio o separazioni, non essendoci uno dei genitori nella figura maschile o femminile autorevole, l’una non può sostituirsi completamente all’altra, e che un genitore sia stato autorevole o meno, ha comunque il dovere di vigilare sempre senza distrazioni, perché a quell’età è il tempo in cui il corpo e il cervello subiscono dei cambiamenti importanti, dove i ragazzi devono fare i conti a gestire nuove pulsioni e nuove sensazioni. Secondo me, la situazione sociale e quella familiare ed emotiva rendono il periodo dell’adolescenza come una specie di alluvione, tutti siamo stati adolescenti, il problema c’era e c’è ancora ed è una condizione sempre complicata, per cui lo possiamo ben gestire e discutere perché dovrebbe avere la disponibilità di ambienti protettivi e di supporti concreti, prima familiare e poi scolastico attraverso i docenti, e poi più in generale nella comunità e nel sociale. Ed è proprio a quest’ultimo che mi rivolgo; a chi pratica quotidianamente attività sociale. È mai possibile che questo sia accaduto?
A mio modesto parere negli adolescenti manca l’esempio di una famiglia che educa, e non un tablet che puo essere usato nelle ore di apprendimento, per cui il momento delicato del disagio adolescenziale secondo me impatta prima sulle due figure principali e poi sull’intera famiglia. Questo è solo per capire meglio da dove nascono il disagio di ragazzi e ragazze perché nessun individuo umano può sostituirsi veramente. In molti casi credo che nell’età adolescenziale potrebbe essere terapeutico adottare un cucciolo, e non farsi accerchiare da gente tossica che vale anche per gli adulti.
E’ un tema molto complesso, che possa essere arginato con una legge sulla tecnologia, non lo credo, ciò nonostante la composizione individuale familiare in primis, i problemi dell’età adolescenziale resterebbero molteplici perché il sistema, specialmente quello del marketing digitale, imporrebbe comunque uno studio tra video raccapriccianti e falsificazioni per risaldare il proprio ego.
Ci sono tantissime forme di disagio adolescenziali interne ed esterne che vanno prima capite dalla famiglia che reagisce per prima in una logica educativa, perché anche davanti a un cambiamento o piccoli segnali di quello che fino a pochi mesi prima era la loro “principessa” può essere importante.
Cosi è se vi pare
Giuseppe Cisterna
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