Come ogni anno, la comunità di Bernalda ricorda una delle pagine più tristi e buie della sua storia recente. L’eccidio fascista avvenuto il 31 gennaio 1923, in cui persero la vita tre suoi concittadini, tra cui una giovane madre che allattava, alla finestra, il suo figliolo. Numerosi risultarono i feriti. In occasione del 96° anniversario del luttuoso evento, l’Amministrazione comunale di Bernalda ha organizzato un corteo che muoverà alle 11,30, da piazza Plebiscito, davanti al Municipio, e si sposterà in Largo Martiri del 31 gennaio 1923. Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, e con la partecipazione di alcune rappresentanze scolastiche, verrà deposta una corona commemorativa, sulla lapide che ricorda il tragico episodio. Presenti il primo cittadino Domenico Tataranno e il sindaco dei Ragazzi Francesco Santorsola.
Ai primi dei Anni Venti la cittadina jonica, diversamente dalle altre del Materano, era rimasta fedele ed ossequiosa ai suoi secolari principi di democrazia e libertà, non lasciandosi coinvolgere dai nuovi fermenti innovativi portati dal fascismo, che ormai si andavano propagando per tutta la penisola, all’indomani della marcia su Roma. I ras lucani e nazionali del fascio stabilirono, allora, di fissare un grande raduno di camicie nere, per dare un segnale fermo e deciso di forza, inaugurando la sezione del fascio e dei ferrovieri fascisti, a sostegno degli ancora pochi simpatizzanti locali del Partito nazionale fascista. A Bernalda, perciò, si riversarono circa duecento squadristi provenienti da Pisticci, Ferrandina, Craco e Taranto. In contrapposizione, nello stesso giorno, i circa ottocento nazionalisti bernaldesi, non ancora allineati con il fascio, avevano stabilito di attraversare in corteo le strade del paese, indossando la loro camicia bleu, al fine di confermare la propria supremazia politica e sociale. Lo scontro armato tra le due fazioni fu inevitabile subito dopo l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco.
Come scrive lo storico pisticcese Giuseppe Coniglio “la sede dei nazionalisti fu presa d’assalto, alcuni negozi vennero saccheggiati, le abitazioni perquisite dai fascisti, alla ricerca dei loro rivali. Pesante si presentò il bilancio finale, che seguì ad alcune ore di violenze, che lasciarono sul campo tre vittime ed una trentina di feriti più o meno gravi. Persero la vita Pasquale Gallitelli, Giuseppe Viggiano e la giovane Maria Distasi, colpita a morte mentre stava allattando il suo neonato”. Prontamente informato dei fatti di sangue di Bernalda, il duce Benito Mussolini pretese chiarezza, avviando un’indagine, che affidò all’ispettore di Polizia Paolo Di Tarsia. “I fatti di Bernalda – sottolinea Coniglio – determinarono la prima crisi nel Pnf e l’immediato scioglimento dello squadrismo, sostituito dalla Milizia”. La stampa nazionale e locale diede ampio spazio ai tragici eventi bernaldesi. Se ne occuparono anche testate estere. Ma già l’anno seguente, nel 1924, anche Bernalda si era ormai allineata e fascistizzata.
Angelo Morizzi
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