Il mio libro è ingiallito ma è sempre attuale, per me il suo impegno rappresenta ancora oggi una preziosa eredità. Amo molto le sue parole, come il fatto di poter vivere secondo le regole della convivenza civile perché la mafia è anche un fatto culturale.
Se ognuno di noi facesse il proprio dovere, citava, non ci sarebbero state carenze e la criminalità non sarebbe stata al punto di potenza a cui si trova, non si trattava di essere eroi, Falcone era semplicemente un magistrato che lavorava per lo Stato a cui credeva. Lui credeva molto nella società e nella mobilitazione per contrastare alle radici il fenomeno delle mafie contro l’indifferenza, l’omertà e la subcultura sottesa al fenomeno delle “famiglie” anche se a distanza di anni il sistema non è mai divenuto estraneo al tessuto sociale del mezzogiorno. Ma è proprio delle “famiglie” che voglio parlare tra onore, rispetto e potere quando spesse volte la lotta è proprio tra cosche legata ad una famiglia o a una persona poiché non era solo un fatto di legge ma anche umano.
Sono passati trentatré anni, oggi penso sia ancora più complicato combattere le mafie, ma l’impegno nel combatterla non deve venire mai meno. Oggi nel sistema esistono uno spropositato numero di consulenti e di imprenditori che a volte sono anch’esso mafiosi e contigui alle “mafie” attraverso società quasi legalizzate con tanti canali dove il denaro viene riciclato attraverso nuovi mercati, nuovi metodi e più che sanguinaria sia finanziaria, perché i tentativi d’inquinamento nei confronti degli operatori economici sono sempre in agguato.
Alla luce di questo, se lo Stato e il senso delle istituzioni siamo noi, oggi lo Stato si può definire adempiente? Quando il magistrato sentiva che lo Stato era inadempiente o colluso, si arrabbiava moltissimo per cui questa lotta come in passato, si può ancora fare con le forze migliori delle istituzioni? Ritorno al concetto “famiglia” e alla logica del potere mafioso anche individuale che riguarda il cosiddetto prepotere delle “menti raffinatissime” di ieri e gli influencer dei media oggi. In questo vortice, oggi ci siamo mai chiesti qual è la correttezza morale dello Stato? E qual è la certezza dei riscontri nelle sane istruzioni? Senza manifestare strumentalizzazioni a temi che riguardano i nostri figli e i loro malesseri, con annesso narcisismo individuale dei grandi che per sé in alcuni casi non potrebbero essere reali. Lo Stato, oggi ha i mezzi per contrastare la mafia e il disagio giovanile?
Leggendo una retorica come “la vita è missione e il dovere è la sua legge suprema” io penso di appartenere ancora a quella categoria di persone che, come Falcone ritiene che ogni nostra azione debba essere portata a termine, perché come Lui non mi sono mai chiesto se devo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo. Per cui, oggi quante persone si rendono conto di trovarsi di fronte allo Stato? Quante persone si trovano in un concetto di una vera cittadinanza e non nella logica dell’appartenenza o dell’apparenza? Quando in molti casi i cittadini con i loro diritti e i loro doveri cedono il passo a chiunque si presenta come “il nuovo del futuro” assicurato.
Il senso che voglio dare a questa mia riflessione è quello di un contenuto Politico nelle nostre azioni quotidiane, che ne fa sicuramente una soluzione o a una alternativa al sistema democratico ma, la domanda centrale che voglio fare in questa occasione è: quanti sono coloro che oggi si rendono conto delle “mafie” che rappresentano o che minacciano il nostro essere democratico?
Giuseppe Cisterna