Si è riunito  a Scanzano Jonico  il coordinamento del metapontino, del partito della rifondazione comunista, presente il segretario regionale Nicola Sardone, per una riflessione sulla attualità politica  e sulla necessità di una ripresa di iniziative.

Per quanto concerne la politica nazionale, è stato sottolineato che la medesima è consequenziale delle scelte della politica europea, la quale è frutto del potere delle grandi banche e delle grandi organizzazioni finanziarie la cui gestione è nelle mani dell’alta tecnocrazia.

In buona sostanza si configura un autentico potere capitalistico europeo. Del medesimo potere subiscono danni la maggioranza della popolazione, composta dalla classe operaia industriale e agricola, dipendenti pubblici, disoccupati a prevalenza giovanile, precari, pensionati con pensione inferiore ai mille euro mensili e dalle piccole attività autonome. Inoltre, ha comportato una crescita delle disuguaglianze è l’accentramento delle ricchezze dei più ricchi.

Dentro i confini della politica economica  europea, si muovono i singoli Stati. L’Italia spicca per effetto delle politiche di totale accettazione delle linee europee che si esplicitano con i programmi attuati da tutti i governi che si sono succeduti in questi ultimi venticinque anni. Il più brillante è l’attuale governo presieduto dal non onorevole Matteo Renzi.

In sintesi, questi gli effetti: le ricchezze del paese, pari a circa 8000 miliardi di euro, per il 60% sono posseduti dal 10% della popolazione; in agricoltura l’8% dei titolari delle aziende posseggono il 62% della terra; la disoccupazione ha raggiunto il 13% (11.9 maschile, 14.3 femminile)la disoccupazione giovanile supera la soglia del 43%; non si parla  più di aumentare  le pensioni minime; le regole per i rapporti di lavoro sono state riformate a danno dei lavoratori – vedi il Jobs act. Stessa cosa per i servizi pubblici, che a causa dei tagli praticati sui trasferimenti per scuola, sanità, trasporti e comuni, ha comportato: aumento delle tasse scolastiche, dei biglietti dei trasporti, della quota a carico delle famiglie per la mensa scolastica, aumento delle liste di attesa per le visite sanitarie e conseguente aumento dei costi a carico dei cittadini per ricorso a visite private (un cittadino su tre al centro –nord ricorre a visite private per procurarsi il posto in ospedale, mentre al sud è uno su due cittadini); aumento dei tributi locali per Tari – Tasi , Imu e gli oneri per i servizi in agricoltura (bonifica e costo dell’acqua) .

Tutto quanto innanzi descritto, sarebbero le conseguenze della crisi economica e finanziaria che dura da circa sette anni. Ma la crisi non è figlia di nessuno, sono state le stesse classi dominanti del capitalismo a provocarlo avendo spostato i capitali dalle attività produttive verso le speculazioni finanziarie, tanto da raggiungere la somma di 150 milioni, pari a quattro volte il Pil mondiale.  In Italia è successo anche di peggio, avendo modificato il ruolo della Banca d’Italia da strumento di difesa per le politiche di intervento pubblico  a strumento di assecondamento per gli arricchimenti privati. Questo ha comportato un debito pubblico di circa 2100 miliardi di euro.

Sul medesimo debito, è stato compiuta una truffa pari a circa 800 miliardi di euro, somma calcolata fino al 2007. Ha beneficiarne sono stati sempre quel 10 % di italiani che posseggono il 60% della ricchezza del Paese.

Se agli 800 miliardi di euro, si sommano i 60 miliardi di euro che vengono rubati dal malaffare sui lavori e servizi pubblici e poi altri 150 miliardi di tasse evase, raggiungiamo la ragguardevole cifra di 1000 miliardi di euro.

 I santoni del governo ci propinano tutti i giorni, la burla che c’è la crisi e non ci sono le risorse. Serve a convincere i cittadini, che per il bene dell’Italia, bisogna pagare l’aumento delle tasse e i tributi locali, per ritrovarci con  servizi più costosi e meno qualificati.

Se invece, si recuperassero  i 1000 miliardi di euro innanzi citati, si potrebbe ridurre il debito pubblico, praticare investimenti per istituire il salario sociale, investimenti per piccole e medie opere per la manutenzione del territorio, migliorare la scuola pubblica e la ricerca scientifica, una migliore qualità dei trasporti pubblici, aumentare le pensioni minime, ridurre le tasse ed esonerarne le famiglie povere e bisognose, il miglioramento della sanità pubblica.

Per affrontare questa problematica cosi vasta e corposa, occorre che tutti i pezzi della sinistra  alternativa al capitalismo, devono ricercare, con urgenza, la via utile e necessaria per lo sviluppo di lotte sociali.

Dobbiamo sapere che, senza l’unità, sia pure nella diversità, saremo sempre percepiti come inutili e forse anche corresponsabili di questa grave deriva economica, sociale e democratica.

I vuoti in politica non restano all’infinito, ci sarà sempre qualcuno che li utilizzerà e oggi, in parte, è già avvenuto.

Nicola Suriano

Per il coordinamento Prc del Metapontino/Federazione della Sinistra